Nel 1991 le Poste degli Stati Uniti emettevano, per la gioia dei collezionisti a tema astronautico, una serie
dedicata all'esplorazione spaziale. Era la decima serie dell'anno e i francobolli, tutti con valore facciale da 29
centesimi, raffiguravano ognuno un corpo del sistema solare e la sonda americana che, legata alla sua
esplorazione, veniva considerata la più determinante. Così nel libretto che raccoglieva tutti i francobolli
avevano trovato posto:
Mercurio e Mariner 10 (passato alla storia per essere stato il primo ad aver utilizzato la tecnica del “fly-by”.
Quando raggiunse Mercurio nel 1974 scattò circa 6.000 foto mappando quasi il 40% della superficie del
pianeta);
Venere e Mariner 2 (raggiunse il pianeta nel dicembre 1962 e dovette usare un radiometro per scansionare la
superficie del pianeta che si sapeva coperto da una spessa coltre di nubi);
Terra e Landsat (una serie di satelliti lanciati a partire dal 1972 e che tuttora vengono utilizzati per monitorare il
nostro pianeta);
Luna e Lunar Orbiter (cinque sonde lanciate negli anni 1966 e 1967 per mappare il suolo lunare con lo scopo di
scegliere il luogo migliore per la discesa dell'uomo sulla Luna);
Marte e Viking Orbiter (due sonde che hanno mappato la superficie tra il 1975 e il 1980)
Giove e Pioneer 11 (raggiunse il pianeta nel dicembre 1974 fotografandolo da una distanza molto più
ravvicinata della sonda gemella Pioneer 10 e diventando in seguito il primo oggetto di fabbricazione umana a
raggiungere Saturno);
Saturno e Voyager 2 (sfruttò un raro allineamento e diversi fly-by per raggiungere tutti i pianeti esterni del
sistema solare ad eccezione di Plutone. Partita nel 1977 la sonda raggiunse Saturno nell'agosto del 1981);
Urano e Voyager 2 (sfruttando il fly-by con Saturno raggiunse Urano nel gennaio 1986);
Nettuno e Voyager 2 (sfruttando il fly-by, ma questa volta con Urano, raggiunse Nettuno nell'agosto 1989);
e per finire, il decimo francobollo raffigurava Plutone ma, a differenza dei precedenti, non indicava alcuna
sonda. Veniva invece riportata una scritta molto significativa:
“NOT YET EXPLORED”
In effetti Plutone rappresentava a quel tempo (ma lo è tutt’ora) l'unico pianeta del sistema solare non ancora
esplorato, dal momento che nessuna sonda era mai riuscita a raggiungerlo. Si sussurra che questa scritta
provocatoria avesse “punto sul vivo” i tecnici della NASA i quali, raccolta la sfida si misero al lavoro e
programmarono una missione di esplorazione di Plutone, proprio con l'intento preciso di coprire questa
mancanza.
Nacque così, verso la fine degli anni '90, la missione “Pluto-Kuiper Express” che avrebbe dovuto partire nel
dicembre 2004, raggiungere Plutone nel 2012 e come recita il nome, studiare prima Plutone e successivamente
altri corpi della fascia di Kuiper. Nel 2000 la missione venne però annullata per motivi di bilancio (sembra che
il costo sfiorasse gli 800 milioni di dollari), ma i tecnici non si persero d'animo. Spinti, ma soprattutto costretti,
dal poco tempo a disposizione svilupparono un nuovo progetto chiamato “New Horizons” con un costo di circa
650 milioni di dollari ripartito per tutti gli anni di durata della missione.
Il motivo di tanta fretta è molto semplice. A metà del 1999 Plutone aveva intersecato nuovamente l'orbita di
Nettuno tornando ad essere il pianeta più lontano del sistema solare. Da allora si sta lentamente muovendo
verso il suo afelio che raggiungerà soltanto attorno al 2113. A partire dal 2020 l’attività atmosferica del pianeta
inizierà a cessare e i tenui gas che la compongono, proprio a causa delle temperature sempre più basse e dalla
diminuzione della radiazione solare dovute al suo lento allontanamento dal Sole, torneranno a solidificarsi. E
poiché uno degli scopi principali della missione riguarda proprio la determinazione della composizione e della
struttura atmosferica, risulta evidente la necessità di arrivare a destinazione quanto prima possibile.
Ma facciamo un passo indietro.
Plutone venne scoperto in modo casuale il 18 febbraio 1930 da Clyde Tombaugh, un giovane americano di soli
24 anni proveniente da una fattoria del Kansas. Astronomo dilettante, si era costruito un telescopio newtoniano
da 23 cm. con il quale aveva osservò Marte e Giove, eseguendo nel contempo alcuni schizzi molto dettagliati
della superficie. Propostosi con i suoi disegni all'Osservatorio Lowell, nel gennaio del 1929 (quindi solo un
anno prima della scoperta di Plutone), venne assunto dall'allora direttore Slipher proprio per la sua precisione e
per la buona vista, in vista (perdonate il gioco di parole) del lavoro che lo attendeva. Avrebbe dovuto scattare
migliaia di fotografie e successivamente esaminarle con il comparatore ottico per trovare un piccolo
spostamento. La meticolosità nel lavoro, la buona vista e probabilmente la fortuna, furono gli elementi che
portarono alla scoperta del pianeta tanto cercato.
Gli studi e le osservazioni successive migliorarono sicuramente le conoscenze sulle proprietà orbitali e le caratteristiche
fisiche del pianeta, ma la notevole distanza e le sue ridotte dimensioni ne impedirono e ne impediscono tuttora,
l'osservazione da Terra con qualsiasi telescopio. Per tutte le informazioni che sono in nostro possesso, dobbiamo
ringraziare il telescopio orbitante Hubble che ha iniziato a studiarlo a partire dal 1994. In particolare, le ultime immagini
ottenute con strumenti di nuova generazione (in questo caso le tre camere elettroniche ACS che vedono nel visibile e
nell'ultravioletto, installate sul telescopio dall'ultima missione di servizio, la HSM-4 del maggio 2009 arrivata con lo
Shuttle Discovery STS-125), mostrano come la superficie di Plutone sia cambiata nel tempo.
Lo si vede dal confronto delle prime immagini prese nel 1994 con quelle del 2002, del 2006 e infine con quelle più recenti.
Praticamente si osserva come nel tempo sia cambiata l'atmosfera di Plutone, segno di un mutamento stagionale che a
differenza della Terra avviene a causa dell'eccentricità dell'orbita e a dimostrazione che non ci troviamo di fronte a un
corpo fatto semplicemente di ghiaccio e roccia. Ma è ancora troppo poco. Lo scorso febbraio si sono celebrati gli 80 anni
dal momento della sua scoperta e ancora non disponiamo di un'immagine degna di tale nome che mostri il vero volto di
Plutone. La risoluzione delle immagini prese da Hubble è ancora troppo bassa per poter distinguere la morfologia della sua
superficie. Per averle, dobbiamo aspettare ancora qualche anno. A dire il vero non tantissimi, visto che il tanto atteso
incontro tra la New Horizons e Plutone avverrà nel 2015.
Nel frattempo, esattamente durante la XXVI Assemblea Generale della UAI tenutasi nell'agosto 2006 a Praga, Plutone è
stato declassato dalla categoria di “pianeta” a quella di una nuova classe di oggetti appositamente costituita, quella dei
“pianeti nani” a discapito del prestigio nazionale americano che aveva in Plutone l'unico pianeta da loro scoperto.
In realtà era già da parecchi anni che gli astronomi ventilavano l'idea di riclassificare Plutone, ma la questione continuava
a rimanere aperta e ad essere rimandata. La scoperta di nuovi corpi oltre l'orbita di Nettuno (anche di diametro maggiore
rispetto a Plutone) che avrebbe aumentato a dismisura il numero dei pianeti, e la morte di Clyde Tombaugh avvenuta nel
gennaio 1997 hanno portato alla discussione e alla presa definitiva della decisione di riclassificazione.
La missione New Horizons però, programmata già da diversi anni, nel gennaio 2006 era nel frattempo partita e nonostante
il declassamento di Plutone risulterà sicuramente importante per conoscere le origini di questo corpo e delle migliaia di
altri oggetti che popolano l'area denominata trans-nettuniana.
Con questo impegno gli Stati Uniti continuano nel loro programma di esplorazione e conoscenza del sistema solare, e dopo
oltre trent'anni dal lancio delle Pioneer e delle Voyager, inviano una nuova sonda che è destinata, dopo aver eseguito tra il
2016 e il 2020 lo studio di alcuni oggetti della fascia di Kuiper, a terminare la sua missione con un viaggio nello spazio
interstellare.
Nell'attesa dunque che la New Horizons arrivi a destinazione, il mio consiglio è quello di iniziare a capire quali sono le
attuali conoscenze che abbiamo di Plutone per verificare poi se queste, alla resa dei fatti, corrispondono a verità.
Sui prossimi numeri del giornalino parleremo ancora di Plutone, della sua scoperta, delle sue caratteristiche ma anche della
missione in corso, dando di volta in volta aggiornamenti sulla sua posizione e sul lavoro nel frattempo svolto.
A presto allora.
Walter Pilotti