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STORIA - Plutone: il dio delle tenebre

Dopo la scoperta del nono pianeta del sistema solare fatta da Clyde Tombaugh il 13 febbraio 1930, bisognava assegnare un nome al nuovo pianeta. Non un nome qualsiasi però, ma uno che risultasse abbastanza importante da poter reggere il confronto con i nomi mitologici di Urano e Nettuno che erano stati assegnati agli ultimi due pianeti scoperti in ordine di tempo. Constance Savage Keith vedova di Percival Lowell, il fondatore dell'Osservatorio presso il quale era stato scoperto il pianeta, suggerì inizialmente di chiamarlo “Lowell”, poi cambiò idea e propose “Constance”. Entrambe le versioni però non furono prese neppure in minima considerazione dal nuovo direttore dell'Osservatorio, Vesto Slipher, che le ritenne, sulla base di quanto detto prima, del tutto “non appropriate”.
La scoperta del nuovo pianeta aveva nel frattempo destato notevole interesse tra la stampa, non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa, al punto di finire sulla prima pagina di tutti i quotidiani. La notizia, grazie al telegrafo, aveva raggiunto immediatamente l'altra parte dell'Oceano Atlantico e fu pubblicata la mattina seguente sull'inglese “The Times”. Fu così che Falconer Madan, bibliotecario presso l'Università di Oxford poté leggerla e commentarla mentre faceva colazione con la nipotina Venetia Burney, allora undicenne.
L'articolo, oltre alla scoperta, metteva anche in evidenza il fatto di come il pianeta fosse ancora in attesa di ricevere un nome, e così la ragazzina, appassionata di mitologia greca e romana, suggerì al nonno il nome di PLUTO. Al nonno piacque così tanto che lo comunicò immediatamente all'amico Hall Turner, professore di astronomia a Oxford che a sua volta lo trasmise, sempre per telegrafo, agli astronomi americani dell'Osservatorio Lowell con i quali era in contatto. Il cablo inviato diceva:

“naming new planet, please consider PLUTO,
suggested by small girl Venetia Burney for dark and gloomy planet”

A questo punto, gli astronomi dell'Osservatorio Lowell, gli unici a vantare il diritto di scegliere il nome da assegnare, fra tutte le varie proposte ricevute, scelsero proprio “Pluto” per un duplice motivo. Il primo era legato al riferimento mitologico, visto che il nome suggerito rappresenta una delle principali divinità romane ossia il signore del mondo sotterraneo, dio degli inferi e del regno delle tenebre; stando nelle tenebre, questa divinità ha la prerogativa di essere invisibile, proprio come il pianeta scoperto che trovandosi a grandissima distanza dal Sole, riceve e riflette una quantità di luce estremamente fioca. Il secondo motivo era invece dovuto ad una semplice casualità: le iniziali del nome suggerito coincidevano con quelle di Percival Lowell (PL).
E così, il 1/5/1930, il nome di PLUTO venne formalmente adottato dalla comunità scientifica e la giovane Venetia Burney ricevette come premio dal nonno una banconota del valore di 5 sterline. Educata a Cambridge dove studiò matematica, dopo la laurea la Burney divenne contabile e qualche anno più tardi intraprese la carriera di insegnante di economia e matematica presso alcune scuole femminili a sud di Londra. Nella sua vita non si interessò mai di astronomia così come non incontrò mai Clyde Tombaugh, lo scopritore del pianeta a cui aveva dato il nome.
La cosa più sorprendente è che la Burney osservò per la prima volta il “suo” Pluto attraverso un telescopio solo nel 2007 (quindi all'età di 89 anni e ben 77 anni dopo la sua scoperta) e con il pianeta ormai declassato alla nuova categoria di “pianeta nano”. Proprio su questo argomento, intervistata nel 2006 pochi mesi prima della decisione che la UAI avrebbe preso in merito al declassamento, la Burney aveva detto:
“At my age I've been largely indifferent to the debate,
though I suppose I would prefer it to remain a planet”

Venetia Burney è morta novantenne l'anno scorso e pertanto non ha potuto partecipare alle celebrazioni che si sono svolte quest'anno negli USA in occasione degli 80 anni trascorsi dalla scoperta del pianeta (1930-2010) anche se, a causa dell'età, non avrebbe sicuramente accettato l'invito della NASA a recarsi in America. Che dire ancora sul nome? Possiamo dire che agli inizi, la scelta del nome non ebbe vita facile.
Quello che noi chiamiamo Plutone, nella sua lingua originale di assegnazione è, come abbiamo visto, PLUTO. Ma questo nome ci porta istintivamente a pensare ad un personaggio creato dalla Walt Disney, quel famoso cane che appartiene ad un altro personaggio famoso come Topolino. Alcune voci insinuarono subito che il nome proposto dalla Burney fosse stato copiato proprio da quel personaggio dei fumetti. In realtà, anche se contemporaneo, il nome assegnato dalla Walt Disney è successivo a quello suggerito per il pianeta.
Vediamo di mettere giù qualche data. Il personaggio di Topolino appare per la prima volta nel novembre 1928 nel cortometraggio dal titolo “Steamboat Willie” mentre quello del cane, creato dalla coppia Ferguson/Gottfredson, fa la sua prima apparizione nell'agosto del 1930. Ma è soltanto nel maggio del 1931, e precisamente nel cartone animato dal titolo “The Moose Hunt”, che il cane prende il nome di Pluto, traendone spunto proprio dal nome individuato e suggerito dalla Burney. A proposito di questo nome possiamo ancora dire che un decennio dopo il verificarsi di questi fatti, esattamente a partire dal 1940, il nome di Pluto verrà sfruttato per indicare un nuovo elemento chimico scoperto, il plutonio (un combustibile nucleare la cui vita, quindi la sua radioattività, si dimezza in 24.200 anni) e che con numero atomico 94, segue nella Tavola periodica degli Elementi proprio l'uranio (con numero atomico 92) e il nettunio (93) mantenendo così una successione simile a quella dei pianeti all'interno del Sistema Solare. Concludo questo articolo dicendo che, in onore di Venetia Burney, un asteroide (il 6235 Burney) ha preso il suo nome. Si tratta di un corpo appartenente a quella fascia situata tra Marte e Giove, scoperto nel 1987 da due astronomi giapponesi.
Sempre in onore della Burney sta attualmente viaggiando nello spazio uno strumento a bordo della sonda New Horizons che come sappiamo è destinata a raggiungere Plutone nell'anno 2015. Si tratta del Venetia Burney Student Dust Counter (SDC) il cui compito sarà quello di contare e misurare le dimensioni delle particelle di polvere che la sonda incontrerà durante il suo lungo viaggio.


Walter Pilotti

Data creazione : 17/10/2010 - 13:50
Ultima modifica : 17/10/2010 - 13:50
Categoria : STORIA
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