Questa costellazione ha ispirato e dato il nome ad una delle più belle città italiane. Secondi diversi
studi la città dell’Aquila sarebbe stata edificata per volere di Federico II di Svevia secondo la pianta
di Gerusalemme ed i principali monumenti sacri sarebbero stati disposti in modo da riprodurre in
terra questa bellissima costellazione.
L’Aquila è una costellazione estiva, estesa 652 gradi quadrati e con circa 70 stelle di magnitudine
superiore alla sesta. E’ possibile vederla brillare in cielo seguendo il volo del Ciglio che, dopo aver
attraversato la costellazione della Freccia, ci permette di individuare Altair, la stella più brillante
della costellazione nonché vertice meridionale del famoso Triangolo Estivo.
Trattandosi di una costellazione equatoriale è ben visibile da entrambi gli emisferi.
Alla nostra latitudine è alta una quarantina di gradi sopra l’orizzonte.
Questa costellazione è attraversata dalla Via Lattea ma, nonostante ciò, le stelle di fondo visibili ad
occhio nudo o con piccoli strumenti sono poco numerose; ciò è dovuto alla presenza nella zona
dell’equatore celeste di una striscia scura nota come Fenditura del Cigno, in questo tratto conosciuta
come Fenditura dell'Aquila, ossia un insieme di nebulose oscure, grandi quantità di gas e polveri
interstellari che bloccano la luce delle stelle retrostanti oscurandone la brillantezza.
A sud dell’asterismo, la Via Lattea diventa molto più luminosa e larga, per la vicinanza al centro
della nostra Galassia.
Un tempo alcune stelle dell’asterismo appartenevano ad un'altra costellazione, attualmente rimossa
dalle 88 riconosciute dalla UAI, Antinoo. Era una costellazione dedicata dall'imperatore romano
Adriano all’amato Antinoo. Secondo l’allora credenza popolare le stelle della costellazione
dell’Aquila diffondevano energia così quando l’imperatore vide una supernova tra l’Aquila e il
Capricorno pensò ad un segno del destino e decise di donare all’amato una nuova dimora facilmente
visibile e venerabile.
L’aquila è presente in numerose storie della mitologia. Che siano di guerra o d’amore, queste
vicende vedono sempre come protagonista il padre degli dei. In molte storie l’aquila era l’animale
domestico di Zeus e, un po’ come un fedele cagnolino, andava a raccogliere la folgore che il dio
lanciava contro i suoi nemici.
La vicenda più famosa narra che Zeus, arrabbiato con Prometeo che aveva osato sfidarlo regalando il
fuoco agli uomini, dopo averlo legato ad una roccia del Caucaso, inviò l’aquila a dilaniargli il fegato
e, dato che il fegato ricresceva magicamente ogni notte, il supplizio si ripeteva ogni giorno.
Ma occupiamoci delle storie d’amore…
Secondo il poeta latino Ovidio Zeus si trasformò in aquila per rapire Ganimede, un giovane troiano
di cui si era invaghito, portarlo nell’Olimpo e farlo diventare il coppiere degli dei.
Il giovane è rappresentato nella vicina costellazione dell’Acquario. Secondo il poeta Igino la costellazione dell’Aquila sarebbe invece legata a quella del Cigno.
Innamoratosi della ritrosa dea Nemesi, Zeus si trasformò in un cigno e chiese ad Afrodite,
trasformata in aquila, di cacciarlo. Nemesi, correndo in aiuto al povero cigno in fuga si ritrovò tra le
braccia di Zeus.
Il simbolo dell’aquila venne usato spesso nell’antichità per raffigurare Zeus che nella traduzione latina prese il nome di Giove.
I Romani, il cui dio protettore era Giove, lo adottarono, dal I sec. a.C., come insegna dell’esercito.
L’aquila come simbolo dell’impero si tramanderà nei secoli venendo adottata da Carlo Magno, da tutti i grandi imperatori e anche dai regimi nazifascisti di inizio ‘900 che si rifacevano all’originaria grandezza di Roma.
Nel VI° canto del Paradiso, nella Divina Commedia, Dante fa coincidere la storia di Roma con il volo di un’aquila.
La stella Altair, α Aquilae, domina la costellazione. Il suo nome deriva dall'arabo al-nasr al-ta'ir che significa aquila
che vola. E’ una stella tripla, la dodicesima stella più brillante del cielo con una magnitudine apparente di 0,77.
Dista da noi 16,8 anni luce. Altair ruota su se stessa molto velocemente: il suo equatore compie una rotazione
completa in appena 6 ore e mezzo (il Sole impiega circa 25 giorni), l’effetto della forza centrifuga rende la forma
della stella particolarmente schiacciata;
Tarazed, γ Aquilae, è la seconda stella più brillante della costellazione con una magnitudine apparente di 2,72. Si
tratta di una stella gigante di colore arancio-giallo per via della temperatura piuttosto "bassa", circa 4100 K. Dista
461 anni luce dalla Terra. Nonostante sia una stella giovane di soli 100 milioni di anni, Tarazed si trova in una fase
avanzata della sua esistenza in quanto nel suo nucleo ha già luogo la fusione dell'elio in carbonio.
Anche Alshain, β Aquilae, è una stella tripla. E’ una stella subgigante gialla di magnitudine apparente di 3,71 e
distante 44,7 anni luce. La sua luminosità, circa 6 volte quella solare, indica che nel nucleo è ormai giunta al termine
la fusione dell'idrogeno e che la stella è prossima al passaggio nella fase di gigante rossa.
Bezek, η Aquilae, è una delle stelle che in passato faceva parte della costellazione di Antinoo. E’ una variabile
cefeide la cui luminosità varia la sua magnitudine tra 3,5 e 4,4 in un periodo di 7 giorni 4 ore. E’ possibile vedere la
stella e la sua variazione di luminosità anche ad occhio nudo. Bezek si trova a circa 1200 anni luce da Terra. È una
supergigante giallo-bianca circa 3000 volte più luminosa del Sole, con un diametro quasi 60 volte quello solare.
Una piccola curiosità: la stella Rho Aquilae, chiamata Tso Ke (dal mandarino “la bandiera di sinistra”) ha cambiato
costellazione nel 1992, passando dall'Aquila al Delfino a causa del suo moto proprio di 0,06 arco secondi all'anno.
La costellazione dell’Aquila ha ospitato diverse stelle di tipo Nova. La più famosa è la Nova Aquilae 1918 scoperta
dagli astronomi Barnard e Peltier l’8 giugno 1918. La nova esplose nei pressi della stella Theta Aquilae e raggiunse
magnitudine -1,1. Per un periodo di tempo fu la stella più luminosa dopo Sirio brillando come 450 mila Soli.
L'esplosione, data la distanza di 1200 anni luce, risale ai tempi di Carlo Magno.
L'Aquila contiene alcuni sistemi planetari; il più noto è quello di HD 183263. Attorno a questa stella ruotano due
pianeti di tipo gioviano, entrambi con una massa di oltre tre volte quella del pianeta Giove.
Nonostante sia attraversata dalla Via Lattea, la costellazione non
presenta molti oggetti luminosi.
Tra gli ammassi aperti troviamo NGC 6709, un piccolo ammasso
risolvibile con un buon binocolo, e NGC 6755 di dodicesima
magnitudine per la cui osservazione è necessario un telescopio con
almeno 150mm di apertura.
NGC 6760 è un ammasso globulare distante 24100 anni luce dal nostro
Sole e ben visibile con un telescopio riflettore.
Carmen Treglia