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STORIA - Caronte: Il traghettatore dantesco

Washington è la capitale federale degli Stati Uniti e si trova nel distretto di Columbia, sulla riva sinistra del fiume       
Potomac. La città, capitale dal 1790, è sede sin dal 1820 della Casa Bianca ed è il luogo dove nel 1963, Martin Luther 
King, nel discorso al Lincoln Memorial, pronunciava la famosa frase “I've a dream”.  
Il museo più visitato della città è il National Air and Space Museum all'interno del quale si trovano esposti molti cimeli 
che hanno fatto la storia dell'aviazione e dell'esplorazione spaziale.  
Meritano una menzione particolare tre “velivoli” storici . Sono il Flyer 1 “Kitty Hawk” con il quale i Fratelli Wright il 17 
dicembre 1903 divennero i primi  uomini a volare con un aeroplano; il Ryan Spirit of St. Louis, l'aereo utilizzato da   
Charles Lindbergh tra il 20 e il 21 maggio 1927 per portare a termine la 1° trasvolata dell'Atlantico sulla rotta New YorkParigi ed, infine, il modulo di comando “Columbia” dell'Apollo 11 che nel luglio 1969 portò gli astronauti Armstrong, 
Aldrin e Collins all'impresa memorabile del primo sbarco umano sulla Luna. 
A Washington sulle colline di Georgetown ha sede lo United States Naval Observatory, un’Osservatorio storico che dal 
1855 produce  almanacchi nautici e astronomici ed è anche il luogo dal quale, nel 1877, l'astronomo Asaph Hall scoprì i 
due satelliti di Marte. L'Osservatorio non è più utilizzato per scopi osservativi. In effetti quando l'inquinamento luminoso 
prodotto dalla città in continua espansione divenne un  serio problema, fu necessario trovare una nuova collocazione e 
così, dopo un centinaio d'anni, nel 1955, si iniziarono i lavori per la costruzione del nuovo Osservatorio Navale. Il luogo 
scelto si trovava in Arizona, nella contea di Coconino, a 5 miglia ad ovest di Flagstaff.  
Un luogo ideale per le osservazioni perché trovandosi ad una altitudine di 2.273 metri dava pochi problemi atmosferici 
garantendo così un seeing molto buono. Il nome di questa località non ci dovrebbe essere sconosciuto. A poche miglia 
sorge infatti un altro osservatorio storico, il “Lowell Observatory” dal quale Tombaugh nel 1930 scoprì Plutone. 
James Walter Christy era uno degli astronomi che stava lavorando presso                
l'Osservatorio Navale di Flagstaff e il suo compito consisteva nel determinare con la 
massima precisione le posizioni orbitali di Plutone al fine di ricavarne effemeridi 
quanto più possibile precise. Fotografava Plutone con il Kaj Strand da 155 cm di     
diametro (il telescopio più grande in dotazione all'Osservatorio) e poi ne studiava le 
lastre. 
Il 2 luglio 1978, nell'esaminare una di queste lastre ad alta risoluzione presa qualche 
giorno prima, Christy si accorse della presenza di un leggero rigonfiamento che      
conferiva a Plutone una strana forma a pera. Andò a controllare le foto d'archivio 
dell'Osservatorio e trovò molte altre lastre con la stessa gobba; lastre considerate “non 
buone” a causa di un supposto difetto di ripresa. Ma il difetto non era però presente 
sugli altri oggetti e cosa più importante, la gobba cambiava orientamento spostandosi 
attorno al corpo del pianeta. Christy, che precedentemente aveva svolto una ricerca 
fotografica di stelle doppie, pensò immediatamente al rigonfiamento come ad un    
satellite naturale di Plutone, un compagno in orbita stretta, troppo vicino al corpo   
principale per poter essere separato dal telescopio che si stava utilizzando. 
Le immagini prese nei giorni successivi confermarono la rotazione del rigonfiamento 
attorno al corpo di Plutone in un periodo di circa 6 giorni. 
Poco dopo la UAI diede la comunicazione ufficiale assegnando alla luna di Plutone la 
numerazione provvisoria di 1978 P 1.

La presenza del satellite venne confermata  il mese successivo alla scoperta anche    
dall'Osservatorio di Cerro Tololo in Cile che disponeva di un telescopio da 4 metri di    
diametro.  
Ora anche Plutone, l'unico pianeta esterno all'orbita terrestre a non avere satelliti naturali, 
ne possedeva uno.

Christy, che come scopritore ne aveva facoltà, propose di assegnargli il nome di Charon per restare nel campo della      
mitologia greca. Charon è però anche quel personaggio che Dante Alighieri, protagonista di un viaggio immaginario 
all'approssimarsi dell'equinozio di primavera del 1300, ci descrive all'interno de “La Divina Commedia” come un       
vecchio duro e diabolico: 
 
Ed ecco verso noi venir per nave 
un vecchio, bianco per antico pelo 
gridando: “guai a voi, anime prave! 
Non isperate mai veder lo cielo: 
ì vegno per menarvi all'altra riva 
nelle tenebre etterne, in caldo e 'n gelo” 
 
Fin qui Dante Alighieri non ci ha ancora rivelato chi è questo vecchio.  Ma lo farà subito dopo: 
 
Caron dimonio, con occhi di bragia, 
loro accennando, tutti li raccoglie, 
batte col remo qualunque s'adagia. 
 
Abbiamo dunque fatto la conoscenza di Caronte, il traghettatore infernale che nella mitologia pagana raccoglie sulla sua 
barca le anime dei morti per trasportarle al di là del fiume Acheronte, nel regno dell'oltretomba. Metaforicamente, la 
scoperta di Caronte ci portava a conoscere le oscurità del regno di Plutone e ce ne rivelava i segreti. 
Il nome di Caronte proposto da Christy rimase provvisorio fino al 1986, anno nel quale la UAI, durante un meeting    
tenutosi a Nuova Delhi, provvide ad assegnarlo in via definitiva. A darne l'annuncio il 3 gennaio 1986 è Brian Marsden: 
il satellite Pluto 1 (il primo ad essere scoperto) si sarebbe chiamato d'ora in avanti Charon. 
Le successive osservazioni servirono a meglio definire le caratteristiche di questo sistema doppio.  
Plutone ne uscì ulteriormente ridimensionato passando dai 6.000 km di diametro (valore che resisteva dalla misurazione 
fatta da Gerard Kuiper nel 1950) alla nuova misura di 3.000 km, mentre a Caronte venne per la prima volta assegnato un 
diametro stimato in circa 830 km.  
La conseguenza più evidente fu che la massa di Plutone subì un nuovo forte ribasso: questo spronò diversi astronomi a 
riprendere la caccia al decimo pianeta dopo che era stata riconfermata l'impossibilità di Plutone di  perturbare con la sua 
piccola massa, le orbite di Urano e Nettuno. 
Ma le caratteristiche più peculiari di questo sistema dovevano essere ancora scoperte. 
Plutone e Caronte sono bloccati in una rotazione super-sincrona che è misurata in 6,3872 giorni.  
Cosa vuole dire? Semplicemente che il periodo di rotazione di Plutone corrisponde esattamente con il periodo di        
rivoluzione del suo satellite: questo fa sì che Caronte stazioni nel cielo di Plutone restando fermo sempre nello stesso 
punto. Caronte è dunque sincrono con il suo pianeta nello stesso modo in cui lo sono i nostri satelliti geostazionari, e 
questo è il primo e per ora l'unico caso di perfetto accoppiamento tra un pianeta e il suo satellite all'interno del nostro 
Sistema Solare. 
Inoltre, a prima vista, apparve subito evidente che l'orbita  di Caronte era orientata nella  direzione nord-sud rispetto a 
Plutone, situazione che faceva supporre che l'asse di rotazione del pianeta fosse molto inclinato e dunque vicino al piano 
dell'eclittica. 
Ma la scoperta più importante fu quella fatta da Robert S. Harrington, collega di James Christy all'Osservatorio Navale 
di Flagstaff. Harrington fu il primo a rendersi conto che ogni 124 anni, e per una durata media di 5 anni, la Terra viene a 
trovarsi esattamente sul piano dell'orbita di Caronte e risulta quindi possibile osservare continue mutue eclissi tra       
Plutone e il suo satellite. E cosa ancor più importante e per un  incredibile colpo di fortuna, una di queste mutue eclissi 
sarebbe iniziata da lì a pochi anni, esattamente nel 1985 per terminare nel 1990. 
Se Caronte fosse stato scoperto dopo il 1990, non avremmo potuto sfruttare 
questa opportunità che ci ha consentito,  grazie allo studio sui cali di luce 
dei due oggetti, di ricavare in modo ancora più preciso l'orientamento e le 
dimensioni dell'orbita di Caronte, nonché i diametri quasi definitivi dei due 
corpi.
 
Teniamo presente che il telescopio Hubble non era ancora arrivato. Pur 
essendo stato messo in orbita nel 1990, ha iniziato a lavorare soltanto dopo 
il 1993 in seguito alla correzione della sua “miopia” e si vedrà come il suo 
contributo si rivelerà subito fondamentale nell'aprire uno squarcio di luce 
in questo piccolo mondo immerso nel buio.

Walter Pilotti

Data creazione : 10/07/2011 - 19:44
Ultima modifica : 10/07/2011 - 19:44
Categoria : STORIA
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