La costellazione dell’Auriga, talvolta chiamata
anche Cocchiere, è una delle più luminose del cielo;
le sue cinque stelle più brillanti le regalano la
caratteristica forma di un pentagono dominato dalla
giallissima Capella, la stella più scintillante
dell’asterismo con una magnitudine pari a 0,08 che
la rende il sesto astro più luminoso del cielo. Nelle
notti invernali, l’Auriga si osserva facilmente grazie
all’allineamento con Alnath, uno dei corni del Toro.
La costellazione si estende dai 56 ai 28 gradi di
declinazione ed è estesa 657 gradi quadrati.
Confina con Giraffa a Nord, Perseo ad Ovest, Toro e
Gemelli a Sud e con la Lince a Nord-Est.
Se osservata dall’Italia Settentrionale Auriga si
presenta come una costellazione in parte
circumpolare. Possiamo osservarla quasi tutto
l’anno, tranne per i mesi di Maggio, Giugno e
Luglio, quando giace appena sotto l’orizzonte
settentrionale; il miglior periodo è però Dicembre,
quando transita intorno allo zenit a mezzanotte.
Auriga è una delle più antiche costellazioni ed è protagonista di
moltissime leggende.
La leggenda più antica narra che Aix ed Elice, le balie di Zeus,
non avessero abbastanza latte per nutrirlo e chiesero aiuto ad
Amaltea, una capra che aveva appena partorito due caprettini, che
lo svezzò.
Per ringraziarla Zeus diede al suo corno un potere: da esso
sarebbe scaturito tutto ciò che il possessore avesse desiderato. Da
qui la leggenda del corno dell’abbondanza o cornucopia.
Alla sua morte Zeus, su consiglio di Temi, prese la sua pelle e ne
fece un mantello. L’egida (così venne chiamato questo mantello)
protesse il dio e lo aiutò a sconfiggere i Titani. Zeus volle infine
ricompensare la capra ed i suoi figli donandogli l’eternità tra le
stelle del cielo.
Secondo un’altra interpretazione Auriga rappresenterebbe invece
Erittonio, il re di Atene, figlio del dio Efesto e allevato dalla dea
Atena. Nato zoppo il re inventò la quadriga per muoversi senza
difficoltà. Zeus, colpito da questa invenzione, decise di onorarlo
ponendolo in cielo.
Il mito più avvincente è senz’altro quello che narra l’amore di
Mirtilo, figlio di Ermes e auriga (ossia cocchiere) del Re
Enomao. Il Re non voleva che la bellissima figlia Ippodamia si
sposasse in quanto un oracolo gli aveva predetto la morte per
mano del genero; per questo motivo sfidava tutti i pretendenti in
una gara con i carri. Il vincitore sarebbe stato il primo ad arrivare
a Corinto e il perdente sarebbe stato decapitato. Siccome Enemao
possedeva il carro più veloce dell’intera Grecia e Ippodamia con
la sua presenza sul carro del pretendente diminuiva la velocità
della biga e distraeva il conducente nessuno era mai
sopravvissuto alla prova.
I guai cominciarono quando, come pretendente, si presentò Pelopio. Ippodamia s’innamorò di lui all’istante e
convinse Mirtilo a tradire il re per far vincere la gara a Pelopio. Mirtilo, anch’egli innamorato di Ippodamia,
manomise i perni delle ruote del carro di Enomao che morì durante l’inseguimento di Pelopio.
Alla fine della gara Pelopio uccise Mirtilo buttandolo in mare.
Mentre annegava il cocchiere maledisse l’eterna discendenza del rivale; maledizione che Pelopio cercò di
spezzare istituendo le Olimpiadi come omaggio a Zeus e costruendo un tempio in onore di Ermes.
Auriga è dominata dalla brillante Capella, chiamata anche α Aurigae, la sesta stella più luminosa del cielo.
Il termine Capella è latino e significa "capretta". E’ una stella doppia spettroscopica le cui componenti sono
talmente vicine da non essere risolvibili con piccoli telescopi. Entrambe giganti gialle orbitano tra di loro in
104 giorni. Distante da noi 42,2 anni luce, Capella è, se osservata dal Nord Italia, una stella circumpolare.
Menkalinan, β Aurigae, deve il suo nome al termine arabo mankib
ðī-l-‘inān che significa "spalla del cocchiere". E’ formata da due stelle
vicine, anch’esse non risolvibili con modesti telescopi, che si eclissano
a vicenda facendo variare la sua luminosità ogni 4 giorni.
Mahasim, θ Aurigae, è una stella ipergigante bianca di magnitudine
2,62, distante 193 anni luce. La sua velocità radiale indica che si sta
lentamente allontanando dal Sistema Solare.
Almaaz, ε Aurigae, è una stella binaria molto conosciuta a causa della
sua luminosità che varia tra la magnitudine 2,9 e 3,8 in un periodo di
circa 27 anni. È situata a 2.000 anni luce dalla Terra ed ha un diametro
pari a 100 volte quello solare.
Elnath, γ Aurigae, è una stella che la costellazione dell’Auriga
condivide con la costellazione del Toro; poiché senza Elnath il Toro
non avrebbe un corno, si indica in genere con la sigla β Tauri.
L’Auriga contiene anche un gran numero di stelle doppie e di stelle variabili facilmente osservabili con
piccoli strumenti amatoriali; le variazioni di alcune di esse sono percepibili anche ad occhio nudo.
Data la sua posizione vicina alla Via Lattea, il Cocchiere presenta
inoltre numerosi ammassi aperti. Tra i più luminosi e facili da
osservare troviamo gli oggetti notati da Charles Messier e catalogati
con i nomi M36, M37, M38.
M36 è un ammasso ammirabile già con un binocolo da 20x80 che
permette di osservare decine di stelle azzurre distanti 4100 anni luce.
Un telescopio da 120mm risolve fino a 50 stelle, un 150mm permette
di notare qualche stella doppia come Struve 737. L'ammasso è
completamente osservabile, mostrando 80 stelle, con un 200mm .
M37 è l’ammasso più esteso della costellazione. Distante 4400 anni
luce, può essere osservato da tutta la Terra sebbene il punto migliore
per la sua osservazione sia il nostro emisfero. L’ammasso, di
magnitudine apparente 6, in serate particolarmente favorevoli, è
addirittura visibile ad occhio nudo. Il binocolo mostra un aspetto
leggermente granuloso ma già un telescopio da 114 mm permette di rivelare numerose stelle mostrando non
solo l’enorme quantità di componenti ma anche un bellissimo contrasto di colori che va dall’azzurro al
rosso.
Anche M38, distante 4200 anni luce e di magnitudine 7,4, si può osservare con un piccolo binocolo. Un
telescopio riflettore da 120mm permette di osservare più di cento stelle; con un 200mm le componenti
visibili sono oltre duecento.
La costellazione contiene numerosi altri ammassi e nebulose diffuse.
Tra queste ricordiamo IC405, bellissima nelle foto a lunga posa grazie
alle sue macchie rosse e blu, e IC410, chiamata anche nebulosa Girino
e considerata “un’incubatrice” di giovani stelle.
Carmen Treglia