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Visto il recente 8 Marzo penso che recensire questo libro sia un
atto dovuto verso le donne; il libro preso in esame è:
MERCURY 13
La vera storia di tredici donne
e del sogno di volare nello spazio
di Martha Ackmann
edito da SPRINGER-VERLAG ITALIA
Di cosa parla? Non di astronomia, ma di cosa spingesse tredici
piloti a sacrificare la propria vita, affetti, lavoro, avvenire:
tutto per sperare di diventare astronauta.
Ma ecco la particolarità: i piloti erano 13 donne che, negli Stati
Uniti degli anni ’60, vollero dimostrare di essere idonee al volo
spaziale quanto i 7 astronauti maschi del progetto Mercury.
Nel libro vengono raccontate le vicissitudini di queste 13
ragazze, di come affrontarono esami medici e quei test
psicologici e fisici che si vedono nei documentari in bianco e
nero che rievocano gli inizi del volo spaziale umano.
Queste donne dovettero passare gravosi momenti in assoluta segretezza in quanto la selezione non fu un’iniziativa
della NASA o di un altro apparato statale ma di una fondazione privata che si prefiggeva di dimostrare che, dati alla
mano, anche una donna avrebbe potuto essere idonea al volo spaziale; per non urtare la suscettibilità dei responsabili
della NASA, per cui la fondazione lavorava, era necessario farlo nell’ombra.
Il libro è una testimonianza della società americana di fine anni ‘50 inizio anni ‘60 e fa riflettere su alcune
discriminazioni che erano una regola di civile società; viene citato, ad esempio, che se una donna avesse voluto
noleggiare un’auto sarebbe stata necessaria la firma del marito, se coniugata, o del padre, se nubile.
Ancora un particolare: molte di loro parteciparono a gare aeronautiche e, dopo l’atterraggio, dovevano assicurarsi di
avere con loro il rossetto e le scarpe con i tacchi, per essere “a posto”.
Immaginatevi quindi queste 13 donne che, nonostante fossero piloti con una certa esperienza, dovevano sobbarcarsi
tante fatiche, con la consapevolezza che quello che facevano poteva rivelarsi vano e non essere mandate in orbita,
come infatti accadde.
Già perché il progetto, dopo le prime due fasi, venne improvvisamente cancellato. I test finali avrebbero previsto
l’utilizzo di attrezzatura della Marina e il progetto dovette quindi essere reso noto; la NASA ed altri enti statali lo
bocciarono nonostante i dati dimostrassero che alcune donne erano addirittura più idonee degli astronauti maschi,
sia per l’esito dei test psicofisici, sia, ad esempio, per i prerequisiti: John Glenn, il primo astronauta statunitense a
compiere un’orbita completa, aveva 5.100 ore di volo; la candidata astronauta con più ore di volo, Jerrie Cobb ne
aveva 10.000, ma ve ne erano altre con 9.000 ed 8.000; le donne ebbero risultati di gran lunga migliori anche sui test
sulla solitudine ed il buio completo.
Per far capire quanto forti fossero i pregiudizi valga la clamorosa affermazione di Von Braun circa la possibilità di
avere astronauti donna: “52 kg. di carico utile possono servire allo svago dell’equipaggio maschile”. Il Vice
presidente degli USA, Lindon Johnson, scrisse di suo pugno sul documento di richiesta di allestire alla NASA un
progetto per donne astronauta “Fermate questa cosa ADESSO !”.
In effetti, chi di voi ha mai sentito parlare delle “Mercury 13”? Nessuno immagino; per questo e proprio in loro
onore, e proprio a ridosso dell’8 Marzo, mi sembra giusto leggere e onorare queste donne.
La prima donna astronauta americana decollerà con lo Space Shuttle 21 anni dopo, nel 1983, e ne dovranno passare
altri 16 prima che una donna diventi comandante di uno Shuttle.
Molto bello il brano finale dove si racconta che Jerrie Cobb, a Cape Canaveral, nel momento della partenza dello
Shuttle STS -93 Columbia comandato da Eileen Collins, nel luglio del ‘99, si sdraiò a terra per sentire il tremore
della partenza del razzo, una sensazione che lei non riuscì mai a provare.
- Tiziano Ronchi
Data creazione : 14/04/2012 - 22:21
Ultima modifica : 14/04/2012 - 22:21
Categoria : RECENSIONI
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